Variazioni su Temi di Diritto del LavoroISSN 2499-4650
G. Giappichelli Editore

indietro

stampa articolo leggi articolo leggi fascicolo


Il Jobs Act e la protezione del lavoro: variazioni metodologiche (di Maurizio Del Conte (Prof. associato di diritto del lavoro dell’Università Bocconi di Milano))


L’articolo muove dalla analisi della evoluzione del mercato del lavoro italiano nelle riforme degli ultimi vent’anni e offre una interpretazione del significato del nuovo corso del diritto del lavoro ridisegnato dal “Jobs Act”, la riforma attuata dal governo di centro sinistra nel 2015 con l’obbiettivo di stimolare le imprese a fare uso dei contratti di lavoro subordinato mendiante l’azione congiunta di tre leve: a) riduzione dei costi contributivi; b) introduzione del contratto di lavoro a tempo indeterminate a tutele crescenti, con costi certi per i casi di licenziamento illegittimo e riduzione della tutela reintegratoria ad extrema ratio. La tesi sostenuta dall’A. è che la promozione del lavoro subordinato contribuisce alla evoluzione di modelli organizzativi più efficienti, nel tentativo di costruire un migliore equilibrio tra lavoratori stabili e temporanei che può contribuire a dare equità ed efficienza al mercato del lavoro italiano nello scenario della competizione economica globale.

The Jobs Act and the protection of workers: methodological variations

The paper starts from the analysis of the evolution of the Italian labour market in the refors of the last twenty years and put forward an interpretation of the new course of Labour Law set in motion by the “Jobs Act”, the reform enacted by the centre-left backed Government in 2015 with the task of giving a strong stimulus to companies to adopt open-end contracts for subordinate work by means of three levers: a) reducing social security costs; b) introducing a subordinate work contract subject to increasing protection, together with sure costs for unfair dismissal and limiting  reinstatement protection to last resort; c) extending the legislation of subordinate work to irregular forms of collaboration offered by the employer. The thesis is that the focus back on subordinate work promotes the evolution of more efficient organizational models in an attempt to reconstruct a better balance between core and contingent work which can contribute to giving equity and efficiency to the Italian job market in the prospect of  worldwide economic competition.

1. Premessa La riforma scaturita dalla legge di delegazione n. 183 del 10 dicembre 2014 – nota come “Jobs Act” – tocca alcuni dei macro-ambiti nei quali tradizionalmente si esplicano gli effetti del diritto del lavoro: mercato, contratto e assistenza. Fuori dall’intervento riformatore è rimasta la struttura della rappresentanza sindacale e della contrattazione collettiva, sulla quale il parlamento non aveva dato delega. Ma resta escluso anche il delicato tema del salario minimo che, invece, era stato esplicitamente oggetto di delega al governo ma che – come in realtà avrebbe dovuto avvertire il legislatore delegante – difficilmente avrebbe potuto essere oggetto di intervento normativo senza sconfinare nel campo dalle relazioni industriali. Non di meno, la varietà e complessità degli ambiti di intervento della riforma è di tale portata da renderne impossibile una lettura sinottica. Gli otto decreti legislativi, entrati in vigore nelle tre tornate di marzo, maggio e settem­bre del 2015, toccano aspetti eterogenei per natura e ambito regolatorio: dalla introduzione del contratto di lavoro subordinato a tutele crescenti all’azze­ra­mento del costo contributivo per le nuove assunzioni; dalla realizzazione di un sistema generalizzato di tutela del reddito contro la disoccupazione involontaria alla creazione di una rete nazionale dei servizi per le politiche attive del lavoro, passando per il ridimensionamento del ruolo della cassa integrazione guadagni; dalla introduzione di nuovi strumenti di conciliazione tra tempo di vita e tempo di lavoro ad una più efficace tutela della lavoratrice madre; dalla semplificazione delle regole e delle tipologie contrattuali esistenti al rafforzamento del sistema di contrasto al lavoro irregolare. Tale essendo la vastità dell’intervento riformatore, una operazione di “recondutio ad unum” sarebbe fuorviante. E, tuttavia, è possibile guardare all’in­tero tessuto normativo prodotto dalla riforma come ad una universalità di nor­me – quasi un “testo unico” – accomunate dalla finalità di restituire valore al contratto di lavoro subordinato, incentivandone il ricorso da parte delle imprese, e liberare il lavoro autonomo dal sospetto di un suo utilizzo improprio. In estrema sintesi, si può dire che, per perseguire questa finalità, il legislatore ha attivato tre diverse leve: a) la riduzione del costo previdenziale; b) l’intro­du­zione del contratto di lavoro subordinato a tutele crescenti, al quale è associata la certezza di costi del licenziamento illegittimo, confinando ad ipotesi residuali la tutela reintegratoria; c) l’estensione della disciplina del lavoro subordinato alle collaborazioni etero-organizzate dal committente. Se queste sono le leve che spingono verso la diffusione di un [continua..]

» Per l'intero contenuto effettuare il login

inizio