Variazioni su Temi di Diritto del LavoroISSN 2499-4650
G. Giappichelli Editore

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Innovazione tecnologica e tutela della professionalità: la sfida della formazione (di Loredana Ferluga, Professore ordinario di Diritto del lavoro, Università di Messina)


Lo scritto analizza le incidenze delle innovazioni organizzative e tecnologiche sulla professionalità. In particolare, dopo avere evidenziato come l’evoluzione tecnologica e della organizzazione del lavoro richieda una professionalità mutevole, con un allargamento delle competenze anche ai livelli più bassi della scala professionale, l’analisi si concentra sul ruolo della formazione professionale, quale momento centrale della vita lavorativa di tutte le figure presenti in azienda, auspicando, nella prospettiva di tutela del lavoratore, una implementazione del sistema.

Parole chiave: trasformazioni organizzative – innovazione tecnologica – professionalità – mansioni – formazione professionale.

Technological innovation and the protection of professionalism: the challenge of training

The paper analyses the impact of organisational and technological innovations on professionalism. In particular, after highlighting how technological evolution and work organization requires a changing professionalism, with an expansion of skills even to the lowest levels of the professional scale, the analysis focuses on the role of professional training, as a central moment in the working life of all memebrs present in the company, hoping, in the perspective of worker protection, for an implementation of the system.

Keywords: organizational changes – technological innovation – professionalism – tasks – professional training.

SOMMARIO:

1. Innovazioni organizzative e tecnologiche nell’era digitale: l’apporto umano nel processo produttivo - 2. L’incidenza delle trasformazioni produttive sui contenuti della prestazione lavorativa - 3. Dalla professionalità alle competenze. Il ruolo della formazione - NOTE


1. Innovazioni organizzative e tecnologiche nell’era digitale: l’apporto umano nel processo produttivo

La materia delle mansioni e più in generale della professionalità è strutturalmente in movimento e sensibile alle trasformazioni della realtà [1], collocandosi tra la libertà dell’imprenditore di decidere le modalità dell’iniziativa economica ed i limiti agli atti di gestione del rapporto di lavoro dettati a tutela della dignità della persona del lavoratore [2]. Sulla spinta di numerosi fattori, quali la globalizzazione dei mercati, la concorrenza internazionale, l’impiego flessibile della manodopera, la centralità del ruolo assunto dai consumatori, l’introduzione di metodi di comunicazione ed informazione applicati alla produzione di beni e servizi e la diffusione di tecnologie di nuova generazione, la realtà economica si evolve, portando le imprese a trasformarsi ed inducendo al superamento dei tradizionali modelli di organizzazione del lavoro, e di conseguenza all’emersione di nuove professionalità [3]: si tratta di fenomeni estremamente vitali e complessi, che comportano la trasformazione dei sistemi di produzione, gestione e governance delle aziende, sui quali si confrontano studiosi di differenti settori [4] e problematico risulta definirne l’essenza, sia per l’ampia ed innovativa terminologia utilizzata [5] sia per la profondità dei cambiamenti che stanno evolvendo ad un ritmo esponenziale [6]. Si utilizza in proposito l’espressione Quarta rivoluzione industriale, per indicare un sistema nel quale si applicano all’economia industriale le tecnologie digitali, la robotica, l’intelligenza artificiale, i big data, gli algoritmi, l’Internet of things, e caratterizzato dalla elevata diffusione di strumenti tecnologici, dallo sviluppo della rete internet e delle comunicazioni, dall’utilizzo di macchinari tecnologici e robot sempre più intelligenti, dalla circolazione e trasformazione dei dati [7]. Una rivoluzione industriale di matrice tecnologica, connotata – si è detto – da una fusione di tecnologie che annullano i confini tra il mondo fisico, digitale e biologico, ridisegnando l’intero sistema industriale [8]. La digital revolution utilizza la velocità di circolazione delle informazioni e la facilità di trasmissione della conoscenza, dando luogo ad una progressiva e crescente compenetrazione tra realtà digitale [continua ..]


2. L’incidenza delle trasformazioni produttive sui contenuti della prestazione lavorativa

Il quadro sommariamente descritto non sarebbe completo se non si avvertisse che i mutamenti organizzativi in corso non sono diffusi come potrebbe apparire [20]: la realtà industriale italiana è variegata, disomogenea, appare disegnata a macchia di leopardo e presenta profonde differenze tra le imprese, nel senso che solo alcune aziende sperimentano nuovi modelli di produzione ed organizzazione [21]. Ciò significa che accanto ai tradizionali modelli di organizzazione convivono nuovi modelli, probabilmente anche all’interno della stessa impresa, con una “mescolanza, coesistenza, contrapposizione di vecchio e nuovo” [22], ed in special modo nelle grandi imprese il confine tra il vecchio ed il nuovo appare spesso labile e sfumato. Ciò premesso, è innegabile che importanti effetti sull’idea del lavoro e sulle modalità di svolgimento di esso si producono in conseguenza della diffusione dei nuovi modelli di produzione, siano essi indotti o meno dall’in­troduzione di nuove tecnologie: per ricordare soltanto alcune delle problematiche più ricorrenti basti pensare ai riflessi sulla tutela della privacy, della salute, dei controlli a distanza, dei licenziamenti cd. tecnologici e delle mansioni. Con specifico riferimento a queste ultime – oggetto specifico della nostra indagine – si può affermare che si tratta di una tematica che, forse più delle altre nell’ambito del diritto del lavoro, maggiormente subisce l’impatto dei mutamenti derivanti dall’utilizzo delle tecnologie, posto che l’organizzazione del lavoro, la professionalità e, più in generale, il modo di lavorare, spesso dipendono dalle tecnologie di produzione, la cui evoluzione determina sempre un cambiamento nella realtà lavorativa [23]. In particolare, il primo gruppo di conseguenze derivanti dall’introduzione di nuovi modelli di produzione è costituito dal fatto che compiti e mansioni tradizionali vengono cancellati dal progresso tecnologico o sono dequalificati attraverso il trasferimento di abilità manuali alle nuove macchine intelligenti [24]. Si assiste, a causa della velocità del progresso tecnologico, ad una rapida obsolescenza di alcune figure professionali, anche se non tutti i lavoratori sono investiti nello stesso modo e nella stessa misura dalla rivoluzione digitale: il fenomeno da tempo in [continua ..]


3. Dalla professionalità alle competenze. Il ruolo della formazione

Con riferimento a quest’ultimo punto, appare opportuno osservare come in realtà l’individuazione del concetto di professionalità [46], dal momento che si tratta di una nozione che nasce in ambiti diversi rispetto al contesto giuridico e dei quali comunque il diritto deve tener conto [47], “non può che incentrarsi prioritariamente sui dati provenienti dall’ordinamento, confrontandoli poi funzionalmente con la realtà sociale” [48]. In proposito, soccorre l’art. 2103 c.c. che determina i limiti della pretesa del datore di lavoro all’adempimento ancorandoli alle mansioni originariamente contrattate o ad altre cui il lavoratore può essere successivamente adibito [49]; perciò, a meno di non voler concludere che il significato del termine “professionalità” si riduce a quello di “mansioni”, si deve convenire con coloro i quali ritengono che la professionalità non è l’oggetto del contratto di lavoro [50]: essa costituisce “una sorta di presupposto, di prerequisito, che consente l’adempimento di quanto convenuto con il contratto di lavoro, ma ciò che viene dedotto nel contratto è pur sempre una prestazione, che il lavoratore sarà in grado di adempiere solamente se possiede la relativa professionalità” [51], cioè secondo il significato etimologico del termine “la capacità di svolgere la propria attività con competenza ed efficienza” [52]. Invero, la nozione di professionalità “non ha un preciso statuto normativo” [53] e da qui la difficoltà ad accogliere la tesi che propone la professionalità del lavoratore come il vero oggetto dello scambio del contratto di lavoro subordinato [54]: come da più parti sottolineato il termine professionalità è ambiguo, con una certa polivalenza di significati [55]. Nel diritto del lavoro, la professionalità è una “qualità” inclusa nelle nozioni normative di mansioni, qualifiche e categorie, che sono rappresentative di determinati livelli di capacità professionale nell’esercizio delle attività lavorative: queste nozioni – mansioni, qualifiche e categorie – determinano l’oggetto del contratto, “ma non la qualità inclusa, poiché essa [continua ..]


NOTE