Variazioni su Temi di Diritto del LavoroISSN 2499-4650
G. Giappichelli Editore

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Il dialogo sociale europeo. Uno sguardo al passato ed uno al futuro (di Roberta Nunin (Prof. associato di Diritto del lavoro nell’Università di Trieste))


Il saggio, muovendo da recenti prese di posizione della Confederazione europea dei sindacati (CES-ETUC), analizza gli effetti della crisi sul dialogo sociale europeo e le possibili prospettive di rilancio delle stesso.

The European social dialogue. One look at the past and one at the future

Moving from some recent positions of the ETUC, the essay analyzes the effects of the crisis on the European social dialogue and the possible prospects for relaunching it.

1. «Yet austerity is not dead». Vecchi problemi e nuove prospettive per la Confederazione Europea dei sindacati Con la “Dichiarazione di Roma”, adottata nel maggio del 2017 a conclusione della Mid-Term Conference tenutasi nella capitale italiana [1], la Confederazione Europea dei Sindacati (CES-ETUC) [2], a sessant’anni dalla stipula del Trattato istitutivo della C.E.E., ha voluto rimarcare l’imprescindibile necessità di rilanciare a livello eurounitario un’azione sociale da tempo assai appannata, così come le pratiche di dialogo tra le parti sociali, anch’esse di recente alquanto marginalizzate. Queste ultime infatti – avviate a cavallo fra la fine degli anni ottanta e gli anni novanta del secolo scorso [3] (con alcuni importanti risultati anche in termini di contrattazione collettiva sovranazionale) [4] e che oggi trovano la loro base giuridica negli artt. 151-155 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) – sono state fortemente ridimensionate negli anni della crisi, in un quadro di governance dell’Unione pesantemente condizionata dalle istanze tecnocratiche legate agli obiettivi di equilibrio finanziario [5] e dalla parallela recessione delle tutele sociali [6]: sintomaticamente, si pensi alla circostanza che il riferimento al ruolo del dialogo sociale è stato ‘recuperato’ nell’agenda di “Europa 2020” solo a seguito di una decisa presa di posizione sul punto ad opera delle parti sociali [7]. D’altra parte, anche la clausola sociale orizzontale introdotta nel testo del TFUE (art. 9) dal Trattato di Lisbona [8] – che dichiara che l’Unione deve tenere conto, nelle sue politiche e nelle sue azioni, delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un’adeguata protezione sociale, la lotta contro l’esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute – sembra aver spiegato fino ad oggi ben pochi effetti [9], così come sempre più incerto appare – nell’elaborazione della giurisprudenza della Corte di Giustizia, a partire dal notissimo “Laval Quartet” [10] – l’esito del bilanciamento tra le libertà economiche ed i diritti sociali [11]- [12]. Tuttavia, come è stato di recente osservato, di fronte ad una crisi che va letta come ‘sistemica’ piuttosto che semplicemente come ‘ciclica’, paradossalmente non v’è «probabilmente (...) momento migliore di questo per interrogarsi sui diritti sociali che sembravano una conquista certa delle migliori energie intellettuali e politiche del secolo scorso del Vecchio continente» [13], la cui trama vediamo con [continua..]

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